“L’Empatia è il modo attraverso cui si rimanda all’altro il suo diritto ad esistere e ad essere con tutto quello che l’altro è. Il sentirsi riconosciuto ed il diritto di essere, abbassa naturalmente le difese, perché fa sentire di essere capiti, accettati, per questo l’empatia è tale se priva di giudizio e libera da pregiudizi e preconcetti, anche di tipo culturale e/o scientifico” (Marco Raffaelli)
Questo è quanto ho sperimentato nella relazione educativa con i bambini. Mi riferisco in modo particolare all’essere insegnante di sezione all’infanzia. A scuola ho potuto vivere una bellissima relazione educativa grazie a questa modalità, o virtù… Ogni mattina avere la responsabilità di educare mi ha reso strumento per
il riconoscimento dell’altro, del suo diritto di essere ed esistere come altro da me, come persona unica, speciale e irripetibile. Sono parole che spesso abbiamo sentito usare, forse però non sempre con la pregnanza educativa e umana che possiedono. Questo altro sono stati i bambini a me affidati, ma questo altro ero anche io stessa, quando ero con loro. In che senso?
Nel senso che i bambini che avevo davanti, a me affidati, erano per me un dono, il più bel dono che potessi ricevere dalla vita, il dono più prezioso dei loro genitori che affidavano a me tutte le mattine… La loro perla preziosa, il loro gioiello… una piantina in germe a cui io dovevo, insieme a loro, la mia cura, la mia attenzione perché crescesse e sbocciasse secondo il suo seme, la sua tipologia, avendo il sole o l’ombra giusta, l’acqua nella giusta misura, il vaso della forma e grandezza giusta e anche del colore giusto…
Come fare? Imparando a conoscerli, studiarli e avendo un’ideale grande dietro che mi spingesse a vedere e cercare ogni giorno la bellezza, discernendo secondo questi dati cosa dare, proporre, alimentare, negare, suggerire, approfondire. Tante esperienze da offrire, ideali da condividere, coerenza di vita da mostrare, senza pretendere perfezione, ma col desiderio di tendere e ricercare ciò che è bene, fa bene, ed è bene…
Così facendo conoscevo loro e conoscevo me; pensando a loro e correggendo loro, dovevo guardare e correggere me (se non lo facevano loro…); provare nuove esperienze con loro era provarle o programmarle
prima io stessa… sempre. Comunque spesso i bambini superavano le mie attese e la gioia era grande, soprattutto quando riusciva chi era più insicuro, parlava chi era timido, lasciava il primo posto all’altro chi era vanitoso o perfezionista.
Suor Vincenza - coordinatrice Oasi Santa Teresa (Imola)
Le scuole dell’infanzia e nido paritarie “A. Grimaldi” e “G. Marconi” invitano le famiglie a partecipare all’incontro con Domenico Neto, psicomotricista e pedagogista. L’incontro, sul tema “Corpo reale e corpo immaginario. I sistemi sensoriali e la consapevolezza del proprio corpo”, si svolgerà lunedì 6 maggio alle ore 18.00 nel salone della scuola “G. Marconi”, via Pontecchio 9 – Sasso Marconi
“Gli aspetti immaginari influiscono sulle nostre esperienze di vita: il bambino che non manipola il fango, dimostra di avere un senso immaginario di pericolo".
Il corpo immaginario e il corpo reale si sviluppano nel bambino/a nello stesso momento: il corpo reale ha a che fare con il nostro vissuto, mentre il corpo immaginario riguarda la nostra situazione emotiva o un ricordo. Per questo, per prendersi cura del corpo immaginario, è fondamentale avere a disposizione del materiale destrutturato così da poter rinforzare, attraverso il suo libero utilizzo, l’immagine di sé. Le esperienze sensoriali, infatti, hanno una valenza importante per la costruzione di questa identità.
Le educatrici che operano all’interno di un nido, sono le prime persone che hanno il compito di accompagnare i bambini verso l’autonomia, cercando di far costruire loro un’immagine di sé solida. Per farlo devono riuscire a rispettare tutti i sistemi sensoriali e saper riconoscere le conseguenti risposte adattive. I sistemi sensoriali universalmente conosciuti sono 5, ma per la psicomotricità sono in realtà ben 7, poiché comprendono anche l’aspetto vestibolare e propriocettivo/enterocettivo.
Il sistema vestibolare è quello che regola il movimento e il corpo nello spazio ed è la base dell’identità corporea; è situato nell’orecchio interno e consente l’equilibrio, la coordinazione e il tono muscolare. L’altro, invece, si divide in due: il senso propriocettivo che è la capacità di percepire la posizione del corpo nello spazio, e il senso enterocettivo che fa percepire le emozioni nello spazio.
Per poter fare esperienza di quanto spiegato a voce nei primi due incontri di formazione, le educatrici sono state coinvolte in modo diretto, ed è stato loro chiesto di poter portare delle osservazioni svolte in prima persona su diversi bambini appartenenti alle loro sezioni. Questa richiesta è stata fatta al fine di poter analizzare insieme l’integrazione sensoriale degli stessi. Questo esercizio ha permesso di ragionare e confrontarsi su pensieri diversi e di ricercare insieme delle soluzioni ottimali; un processo, questo, nel quale diverse sensazioni si integrano e si combinano per creare le informazioni su cui poter organizzare una risposta adattiva positiva e non disfunzionale. Per entrare ancora di più nel vivo di questa esperienza il docente, Domenico Neto, ha cercato di far capire in quale sistema sensoriale i bambini osservati potevano, secondo il parere delle educatrici di riferimento e delle esterne, mostrare un probabile ritardo nello sviluppo.
In conclusione, per rendere ancora più chiara e tangibile l’idea di questo mondo complesso che è la psicomotricità, il percorso di formazione proposto ha portato le educatrici anche attraverso una sperimentazione in prima persona fatta di massaggi reciproci, contenimento e contatto corporeo.
Ma tutto questo che cosa ha lasciato? La consapevolezza che il corpo si costruisce e si distrugge: per questo va gratificato, ascoltato e osservato. E anche che l’affermazione “non sono capace” altro non è che il pensiero che hanno i bambini di loro stessi, rispetto alle aspettative trasmesse dall’adulto.
Questa formazione, dunque, ha svegliato domande e stimolato pensieri che non vedono l’ora di essere messi in atto nelle sezioni e un invito a proseguire questo percorso.
Maristella D'Amato pedagogista sezione primavera Polo Marconi
Martina Baldini pedagogista sezione primavera Polo Grimaldi
Nella foto la locandina dell'incontro
La Commissione Carità e Bene Comune della Zona Pastorale di cui fa parte anche la nostra Unità Pastorale e quindi le nostre Parrocchie, ci ha chiesto di partecipare allo Sconfinamenti Festival - Pace libera tutti – costruiamo un futuro libero dalla guerra, che si è svolto nelle giornate del 19-20-21 Aprile 2024
Il Festival ha coinvolto la comunità intera. Sono stati chiamati, oltre a tutti i cittadini, anche associazioni, enti locali, relatori fra i quali docenti universitari, giornalisti, poeti, artisti, l’Arcivescovo della Diocesi di Bologna…
A tutte le scuole del territorio è stato chiesto di contribuire con elaborati, disegni, cartelloni o altro che potessero essere esposti in una mostra e che raccontassero, visivamente, il tema del Festival.
Ma che cosa condividere con i bambini? A che cosa dare risalto? E come farlo?
“Non dubitate mai che un piccolo gruppo di cittadini coscienti e risoluti possa cambiare il mondo. In realtà è l’unico modo in cui è sempre successo” (Margaret Mead).
Con le insegnanti delle scuole dell’infanzia Sant’Anna e don Marani siamo partite ragionando su questa frase, riportata nei volantini del Festival, facendoci alcune domande.
Che cosa questo “gruppo di cittadini coscienti e risoluti” vuole mettere al centro? Che cosa vogliamo raccontare ai nostri bambini? Che cosa è importante per noi raccontare, con i bambini, alla comunità?
La risposta è stata semplice da trovare: il nostro desiderio è parlare ai bambini e con i bambini di PACE e riflettere insieme a loro su cosa fare per essere portatori di PACE.
Abbiamo scelto un libro, "Il giorno che venne la guerra" di Nicola Davies, lo abbiamo letto, ne abbiamo parlato, abbiamo condiviso con i bambini che nel libro il mezzo per portare pace, per far finire la guerra, anche quella dei cuori, è una SEGGIOLA, una semplice seggiola. Ai bambini della scuola dell’infanzia abbiamo poi chiesto di disegnare la seggiola che avrebbero voluto portare ad un nuovo amico, per accoglierlo a scuola. Ai bambini della scuola Primaria che frequentano da noi il doposcuola, abbiamo invece chiesto di dipingere alcune seggiole, come desideravano, per farne lo sfondo dei disegni dei compagni più piccoli, in modo che queste sedie, vecchie, potessero essere nuovi doni.
Non serve raccontarvi l’entusiasmo dei bambini nel partecipare ad una mostra, come “veri” artisti, e la gioia del vedere le loro “opere” esposte. Ma resta importante raccontare come, con poche sollecitazioni, una storia e poche parole, i bambini abbiano immediatamente compreso di che cosa volevamo parlare, in particolare la possibilità di gioia che la parola PACE porta con sé.
Per noi è stata una bella occasione di fare comunità attorno a un tema importante insieme a bambini e famiglie.
Michela Prando, coordinatrice educativo-didattica scuole dell’infanzia Sant’Anna e don Marani
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